Il passaparola con amici e conoscenti funziona per trovare lavoro

Secondo l’indagine Inapp, tra il 2011 e il 2021 i canali informali di ricerca hanno generato il 56% dell’occupazione. Circa 4,8 milioni di posti di lavoro sottratti alla intermediazione “palese”

Negli ultimi dieci anni quasi un lavoratore su quattro (23%) ha trovato lavoro tramite amici, parenti o conoscenti; il 9% attraverso contatti stabiliti nell’ambiente lavorativo. Tra il 2011 e il 2021, i canali informali di ricerca hanno generato il 56% dell’occupazione; circa 4,8 milioni di posti di lavoro sono stati sottratti alla intermediazione “palese”. È quanto emerge dalla ricerca dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), che prende in esame i dati dell’indagine Inapp-Plus, che da oltre 15 anni analizza la dinamica dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. I dati della ricerca saranno presentati oggi a Bologna nel corso della tredicesima edizione del Festival del Lavoro. Per Sebastiano Fadda, presidente dell’INAPP: La prevalenza dell’accesso all’occupazione tramite i canali informali rappresenta ormai un tratto strutturale del mercato del lavoro italiano con distorsioni rilevanti sulla qualità dell’allocazione delle risorse umane. Chiudendo i canali formali di accesso pubblico alle posizioni migliori si restringe il campo della contendibilità e si riduce l’area di scelta per gli stessi datori di lavoro, compromettendo spesso la valorizzazione del merito e il funzionamento del cosiddetto ascensore sociale. C’è da domandarsi perché ciò accada, ma sicuramente ciò riflette il perfetto incontro tra riluttanza delle imprese a comunicare posti vacanti di elevata qualità ai servizi pubblici per l’impiego e riluttanza delle persone più qualificate a cercare occupazione rivolgendosi ai SPI. Tutto ciò comporta nel lungo periodo un impoverimento del capitale sociale e una perdita di qualità e di efficienza dell’intero sistema economico” ha concluso.   

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