La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro presenta la situazione degli autonomi
Con oltre 5 milioni di lavoratori autonomi, l’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di occupati in proprio. L’incidenza sul totale è la più alta anche fra i giovani: su poco più di 4 milioni di occupati tra i 25 e i 34 anni, il 16,3% svolge un lavoro autonomo contro una media UE del 9,4%. Eppure, essere lavoratori autonomi in Italia è un’impresa non priva di ostacoli: 9 autonomi su 10 (89,9%) lamentano la presenza di notevoli difficoltà nello svolgimento del proprio lavoro. È quanto emerge dall’analisi della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Il lavoro autonomo in Italia, un confronto con l’Europa”, presentata in occasione dell'anteprima 2020 del Festival del Lavoro.
Sebbene la platea dei lavoratori autonomi è mediamente più istruita di quella dei dipendenti, specie tra i più giovani (il 37,2% degli autonomi è laureato rispetto al 27,9% dei dipendenti), e molto presente nel settore terziario, la propensione a mettersi in proprio si riduce sempre di più. Fra il 2009 e il 2018, complici il calo demografico e le maggiori difficoltà di accesso al mercato del lavoro, gli autonomi sono diminuiti del 5,14%. Questo perché continuano a mancare interventi a loro sostegno: da ultimo il disegno di legge di Bilancio 2020 che sembra dimenticare l’apporto che il lavoro autonomo fornisce allo sviluppo e all'occupazione del Paese (il 21,7% a fronte di una media europea del 14,3%). In testa alle criticità degli autonomi italiani c'è il carico burocratico (il 25,8% contro il 13,1% della media europea), seguito dall’instabilità degli incarichi e dei committenti (il 21,6% contro il 12,3%) e dal ritardo dei pagamenti (il 20,2% contro l’11,7%).